Kushina Uzumaki – Semplicemente Mamma

Leggendo manga o guardando anime, ci sarà senz’altro capitato di provare ammirazione per personaggi secondari o addirittura marginali, figure capaci di stuzzicare il nostro interesse e di suscitare in noi forti emozioni grazie, ad esempio, alla loro storia, alla loro forza, o ai loro ideali. Nonostante non siano protagonisti dell’opera che stiamo seguendo, finiamo per apprezzarli ed elogiarli visceralmente, percependo una sorta di connessione, un vero e proprio legame.

Questo accade anche nella realtà, sia con figure del mondo dello spettacolo o dello sport, sia con persone a noi più vicine, come amici o familiari. In quest’ultimo caso, non possiamo non pensare alla figura della mamma, la persona che, più di ogni altra, è sempre stata al nostro fianco e sempre lo sarà. È colei che ci ha amato e continuerà ad amarci, al di là delle nostre scelte, ovunque saremo e ovunque lei sarà.

Per gli appassionati di manga e anime, e in particolare per chi ha avuto la fortuna di seguire le vicende della “testa quadra” di Konoha, Naruto, Kushina Uzumaki è sicuramente una di quelle figure che ci ha subito trasmesso una profonda e calorosa serenità. Questo sentimento emerge chiaramente quando la vediamo per la prima volta davanti al nostro eroe, come se in quel momento stessimo noi stessi colmando quel debito di amore materno durato ben 17 anni.

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(Kushina Uzumaki – Fonte immagine: static.wikia.nocookie.net)

 

Tale madre, tale figlio

Kushina, come suggerisce il cognome, è originaria del Clan Uzumaki del Villaggio del Mulinello, situato nel Paese del Vortice. Il clan è caratterizzato da una parentela di sangue con il Clan Senju del Villaggio della Foglia, situato nel Paese del Fuoco, e questa parentela è alla base della secolare alleanza tra i rispettivi paesi e villaggi. Gli Uzumaki erano abili nelle tecniche di confinamento e di sigillo, possedevano una straordinaria vitalità, un’elevata capacità rigenerativa e una longevità notevole. Per questo motivo, Kushina, fin da bambina, venne designata come forza portante del cercoterio più potente e distruttivo di tutti: la Volpe a Nove Code.

Questo enorme fardello non fu l’unica tragedia che la giovane aspirante ninja dovette affrontare sin dalla tenera età. La piccola Kushina rimase orfana del suo villaggio e dei suoi cari a causa della guerra. Venne quindi presa in affidamento da Konoha, per i motivi già descritti. Come accadrà a suo figlio Naruto, anche lei dovette affrontare da sola, con le proprie forze, le difficoltà della società, della crescita e dell’interazione con persone e luoghi a lei estranei. Una realtà dura e, a tratti, crudele, condita da pregiudizi e diffidenza.

Come Naruto, anche Kushina subì aggressioni verbali e fisiche, denigrazioni e insulti, semplicemente per una caratteristica tipica del suo clan: i capelli rossi, così intensi che le valsero il soprannome dispregiativo di “pomodoro” prima, e “peperoncino rosso piccante” dopo, per via delle vigorose reazioni che ebbe agli insulti. E tutto questo solo per aver espresso il desiderio di diventare la prima donna Hokage… Non vi ricorda qualcuno?

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(Naruto felice di ascoltare Kushina– Fonte immagini: static.wikia.nocookie.net)

La storia di questa eroica mamma ci viene descritta dalla stessa in un discorso che fa al figlio dopo essersi palesata all’interno della sua coscienza grazie a del chakra residuo presente all’interno del corpo del ragazzo. Kushina giunge in aiuto a Naruto quando quest’ultimo rischia di essere sopraffatto dalla Volpe nel momento in cui prova a prendere il controllo del chakra del demone che alberga dentro di sé, e dopo un attimo di esitazione, seguito da un frangente di incredulità, si lascia andare alle parole, ai discorsi e alle storie della mamma come un bambino entusiasta di ascoltare la favola della buonanotte la sera prima di addormentarsi.

Kushina descrive a Naruto la sua infanzia e la sua adolescenza al Villaggio della Foglia, come fosse diventata un ninja e come avesse coronato il sogno di convolare a nozze con l’amore della sua vita, un ninja di nome Minato Namikaze, un ragazzo dal cuore puro, estremamente gentile e ligio al dovere morale, tanto da trarla in salvo dai ninja del Villaggio della Nuvola, intenti a rapirla e a strapparle il chakra del demone che custodiva, e ci riuscì poiché Kushina aveva lasciato, lungo il tragitto, ciocche di quei capelli che tanto odiava ma che funsero da traccia. A tal proposito, Kushina racconterà a Naruto: “Quel giorno, vidi in Minato un grande ninja. Ho capito che avrebbe realizzato i miei sogni. E mi ha cambiato… I miei odiati capelli rossi avevano portato l’uomo della mia vita da me… Erano il filo rosso del mio destino. Da quel giorno li ho amati…e con loro, Minato”.

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(Minato e Kushina, in attesa di Naruto – Fonte immagine: static.wikia.nocookie.net)

 

Grazie, mamma…

Nel seguire le parole e le vicende di Kushina, osserviamo come il culmine del suo amore arrivi con la nascita di Naruto, un figlio che lei e Minato attendevano con una gioia tanto incommensurabile quanto palpabile. Purtroppo, non avranno modo di vederlo crescere. Nel tentativo di salvarlo da un tremendo destino che si stagliava davanti a lui il giorno della sua nascita, Kushina sacrificò la propria vita, senza alcuna esitazione. Qualcuno aveva liberato la Volpe dal corpo della neomamma, e il neonato era diventato il bersaglio del demone.

Nonostante fosse stremata dal parto e dall’estrazione della Volpe, che per chiunque altro, se non un Uzumaki, avrebbe significato morte certa in pochi secondi, Kushina, con le poche forze rimastele, si frappose, insieme a Minato, tra Naruto e l’artiglio della Volpe, lasciandosi trafiggere. Naruto era salvo, ma Minato e Kushina morirono.

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(Gli ultimi istanti di Kushina e Minato – Fonte immagine: qph.cf2.quoracdn.net)

Quella che a molti può sembrare una tragedia immane, agli occhi di una madre rappresenta la più grande delle beatitudini: vedere il proprio figlio fuori pericolo e pronto a vivere una lunga vita. Kushina, come Minato, affronta i suoi ultimi istanti di vita senza smettere di sorridere. I suoi occhi rimangono fissi su Naruto, consapevole che non avrà altre occasioni per osservarlo o parlargli, ma con lo sguardo sereno di chi ha compiuto il proprio dovere di madre: proteggere la sua più preziosa creazione.

Naruto è lì a pochi passi ma purtroppo non ha modo di raggiungerlo, l’artiglio che la trapassa da parte a parte glielo impedisce, così, prima di congedarsi da questo mondo e da suo figlio, fa un qualcosa che solo una mamma potrebbe fare: riesce con poche parole a racchiudere tutta l’essenza di essere mamma, l’amore che gli avrebbe dimostrato durante un’intera vita in poche frasi, e un breve ma coinciso discorso in cui raccomanda il figlio di mangiare sano, studiare e perseguire regole e valori, il tutto in tremendo affanno per la ferita ma sempre col sorriso in volto e lo sguardo sereno, come quando una mamma non vuole far preoccupare il proprio figlio quando sta poco bene.

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(Naruto e Kushina si incontrano e si abbracciano per la prima volta dopo 17 anni – Fonte immagine: cmsapi-frontend.naruto-official.com)

 

Oltre ogni confine

Kushina riesce pienamente a incarnare tutto ciò che è riconducibile alla figura di una madre, giungendo al nostro cuore con un passo felpato e un alone fatto di gentilezza e purezza che non puoi non accoglierla, ti fa sorridere, ti mette a tuo agio e senza che tu te ne accorga inizi ad aprirti completamente a lei e non vuoi fare altro che passare il resto della tua vita in sua compagnia.

Chi ha avuto modo di assistere all’episodio o al capitolo in essere, sa benissimo che non ci sono parole per descrivere quanto accada, risulta estremamente complesso, perché lì, a comunicare, sono le emozioni, e queste sono davvero difficili da trascrivere nero su bianco. Lo stomaco si aggroviglia e una strana sensazione inizia a risalire. Giungiamo al petto, i battiti aumentano, e tale suggestione non accenna ad arrestare la sua avanzata. Arriviamo alla gola, c’è un nodo, non si scoglie. Dalla gola al naso. Infine, agli occhi. Non è una sensazione, è qualcosa di tangibile, di concreto, le chiamano lacrime. No, non è solo quello, è qualcosa che non riusciamo a tenere a bada, è un istinto emotivo primitivo, è la forma più pura e forte dell’amore: è l’AMORE MATERNO, un amore che non smetteremo mai di provare, ma soprattutto, un amore da una persona che riceviamo e che riceveremo per sempre al di là del tempo, al di là della distanza… al di là di ogni forma di confine…

 

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